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Frutta invernale mascherata

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La frutta invernale si traveste per la festa di Carnevale

Maestramaria

La mela e l’ arancia

L’arancia  saporita

ha indossato un vestitino

un cappello da pagliaccio

per divertire anche il ghiaccio

un nasone tondo tondo

per far ridere tutto il mondo.

La mela tanto carina

vuole  assomigliare ad Arlecchino

e ricordare a tutti i bambini

che anche l’ inverno porta allegria!

 

 

arancia clown

l' arancia pagliaccio

LA   MELA   ARLECCHINO

scheda mela Arlecchino

 

mela arlecchinoarancia pagliaccio

arancia pagliaccio1frutta

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Filed under: scuola

Racconti e leggende:Inverno

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C’era una volta un omino di neve

C’era una volta un omino di neve. Era venuto su panciuto e candido con un taralluccio per naso, due bottoni per occhi e una pipa in bocca. Quando poi gli misero un cappello tutto sbertucciato in testa, il pupazzo si guardò intorno con arroganza come se fosse il padrone del quartiere. I ragazzi ci giocarono intorno fino a sera e questo lo insuperbì ancora di più, tanto che quando se ne furono andati via, si rivolse al monumento di marmo che sorgeva in mezzo alla piazza e gli disse: “Non crederai mica di essere più bello di me. Io ho perfino la pipa!” La statua, che era quella di un grand’uomo, rise silenziosamente senza provare nemmeno a discutere le sciocchezze che l’omino di neve diceva; ma un passero che, si sa, è un uccellino impertinente, andò a posarsi proprio sul cappello dell’omino e gli pizzicò il naso. “Non mancarmi di rispetto!” strillò il pupazzo “e vattene subito di qui!” Ma il passero non l’ascoltò neppure e invece si accomodò meglio sul cappello dove aveva deciso di passare la notte che si annunciava fredda e rigida. Intanto si era levata la luna e l’omino, per consolarsi, le rivolse la parola dicendo: “Non pare anche a te che io sia una persona importante?” La luna rise col suo faccione largo e splendente e l’omino, imbronciato, decise di non parlare più con nessuno. La notte passò gelida e silenziosa, e poichè la neve a quel freddo rassodava, la superbia dell’omino cresceva. Ma venne la mattina, e con la mattina il bel sole tiepido che usciva fuori dopo tante giornate di cattivo tempo, e voleva rifarsi delle ore perdute. Avvolse il pupazzo di neve con la sua luce d’oro e gli fece scintillare i bottoni degli occhi. In principio, l’omino ebbe quasi piacere di sentirsi invadere da quel bel calore, ma poi si accorse che si indeboliva sempre più: grossi rigagnoli gli corsero per tutto il corpo e capì che si sarebbe infine sciolto. L’ultimo sguardo fu per il monumento che se ne stava immobile in mezzo alla piazza, illuminato dal sole che con lui non ce la faceva. Quando i ragazzi tornarono, non trovarono più l’omino di neve. Della sua superbia era rimasta soltanto una pozza d’acqua sporca nella quale galleggiava una vecchia pipa.

 Mimì Menicucci da fonte
Nonno inverno
Questo è nonno Inverno,tutto bianco sotto il manto di neve e di gelo.
Passa piano e dice alla terra:-Non posso darti i bei fiori di primavera,ma con la neve terrò lontano il gelo dalle piccole piante di grano.
Piano piano voi,comignoli con quel fumo!
Mi fate venire la tosse.
E tu,attenta alla stufa!
Non si scherza con il fuoco.
-E nemmeno col gelo,nonno Inverno!

Fonte

 

IL FIOCCO DI NEVE

Il piccolo Alim stava guardando dalla finestra la neve che scendeva, i fiocchi ballavano un dolce ritmo e si appoggiavano su tutte le cose. Sugli alberi, sopra i fili del bucato, sulle grondaie; il bambino fissò un grande fiocco che sembrava venisse proprio verso la sua casa, aprì la finestra e allungò la mano.
Come per incanto il fiocco si adagiò sopra il suo palmo e il bambino pensava quanto sarebbe stato bello se il fiocco avesse potuto parlare e raccontare la sua avventura; era così bello, bianco e pulito, e che forma tonda aveva…

«E così vorresti conoscere la mia storia?»
Alim annuì.
«Qualche mese fa ero una goccia d’acqua e insieme ad altri miliardi di gocce vivevamo nel Mar Caspio, arrivò l’estate e io volli starmene un po’ sdraiato al sole, così mi addormentai ed evaporai».
«Quando mi risvegliai mi sentii leggero, il vento mi stava trasportando su nel cielo, finché non vidi più gli uomini; c’erano con me altri vapori e tutti insieme spinti dal vento ci appiccicavamo gli uni agli altri. Non so per quanto tempo vagammo nel cielo, eravamo saliti molto in alto, l’aria era fredda e perciò ci stringemmo tutti senza più poter muovere mani e piedi».
«Non sapevamo dove andavamo, eravamo così grandi, grossi e lunghi da aver coperto il sole. Qualcuno disse che saremmo divenuti pioggia per tornare sulla terra. Ero felice di rivedere la terra, poi cominciai a trasformarmi in acqua e pian piano diventammo pioggia. Brrr… all’improvviso il clima divenne freddo e tutti insieme cominciammo a tremare, qualcuno vicino a me più vecchio e saggio mi tranquillizzò, ma non poté finire il discorsoperché si trasformò in neve e anch’io mi trasformai in questo fiocco che ora è nelle tue mani!».
Mentre Fiocco di Neve prendeva fiato, Alim incantato lo pregò di continuare a parlare.
«Bene amico mio – proseguì Fiocco di Neve – io e mille altri incominciammo a danzare nell’aria e volteggiando scendevamo lenti sulla terra, ero diventato leggero, come una piuma nel cielo, non sentivo più freddo perché il freddo era diventato parte di me. Ballando scendevo sulla terra».
«Quando fui abbastanza vicino vidi la città di Tabriz, ero molto distante dal Mar Caspio. Un ragazzo giocava col suo cane che, abbaiando, ingoiava fiocchi di neve, ebbi paura e chiesi al vento di esaudire il mio desiderio di non finire nella sua bocca! E così fu. Il vento mi spostò poco più in là e vidi te, sperando col tuo aiuto di poter tornare acq…».
Fiocco di Neve non poté finire la frase perché si era sciolto ed era tornato acqua.
Allora Alim soddisfatto pose le sue mani nell’acqua e lo fece ricongiungere con altri milioni di gocce.
Poi il bambino si addormentò e sognò di essere una goccia di acqua fredda.

Fonte

 
Il bucaneve

Era inverno, l’aria era fredda, il vento tagliente, ma in casa si stava bene e faceva caldo; e il fiore stava in casa, nel suo bulbo sotto la terra e sotto la neve.

Un giorno cadde la pioggia, le gocce penetrarono oltre la coltre di neve fino alla terra, toccarono il bulbo del fiore, gli annunciarono il mondo luminoso di sopra; presto il raggio di sole, sottile e penetrante, passò attraverso la neve fino al bulbo e busso. “Avanti!” disse il fiore. Non posso” rispose il raggio “non sono abbastanza forte per aprire, diventerò più forte in estate.” “Quando verrà l’estate?” chiese il fiore, e lo chiese di nuovo ogni volta che un raggio di sole arrivava laggiù. Ma c’era ancora tanto tempo prima dell’estate, la neve era ancora lì e ogni notte l’acqua gelava. “Quanto dura!” disse il fiore. “Io mi sento solleticare, devo stendermi, allungarmi, aprirmi, devo uscire! Voglio dire buongiorno all’estate; sarà un tempo meraviglioso!” Il fiore si allungò e si stirò contro la scorza sottile che l’acqua aveva ammorbidito, la neve e la terra avevano riscaldato, il raggio di sole aveva punzecchiato; così sotto la neve spuntò una gemma verde chiaro, su uno stelo verde, con foglioline grosse che sembravano volerla proteggere. La neve era fredda, ma tutta illuminata, e era così facile attraversarla, e sopraggiunse un raggio di sole che aveva più forza di prima. “Benvenuto, benvenuto!” cantavano e risuonavano tutti i raggi, e il fiore si sollevò oltre la neve nel mondo luminoso. I raggi lo accarezzarono e lo baciarono, così si aprì tutto, bianco come la neve e adorno di striscioline verdi. Piegava il capo per la gioia e l’umiltà. “Bel fiore” cantavano i raggi “come sei fresco e puro! Tu sei il primo, l’unico, sei il nostro amore. Tu annunci l’estate, la bella estate in campagna e nelle città. Tutta la neve si scioglierà; i freddi venti se ne andranno. Noi domineremo. Tutto rinverdirà, e tu avrai compagnia, il lillà, il glicine e alla fine le rose; ma tu sei il primo, così delicato e puro!” Era proprio divertente. Era come se l’aria cantasse e risuonasse, come se i raggi di sole penetrassero nei suoi petali e nel suo stelo, lui era lì, così sottile e delicato e facile a spezzarsi, eppure così forte, nella sua giovanile bellezza; era lì in mantello bianco e nastri verdi, e lodava l’estate. Ma c’era ancora tempo prima dell’estate; nuvole nascosero il sole, e venti taglienti soffiarono sul fiorellino. “Sei arrivato troppo presto!” dissero il vento e l’aria. “Noi abbiamo ancora il potere, dovrai adattarti! Saresti dovuto rimanere chiuso in casa, non dovevi correre fuori per farti ammirare, non è ancora tempo.” C’era un freddo pungente! I giorni che vennero non portarono un solo raggio di sole, c’era un tale freddo che ci si poteva spezzare, soprattutto un fiorellino così delicato. Ma in lui c’era molta più forza di quanto lui stesso sospettasse, era la forza della gioia e della fede per l’estate che doveva giungere, che gli era stata annunciata da una profonda nostalgia e confermata dalla calda luce del sole; quindi resistette con la sua speranza, nel suo abito bianco sulla bianca neve, piegando il capo quando i fiocchi cadevano pesanti e fitti, quando i venti gelati soffiavano su di lui. “Ti spezzerai!” gli dicevano. “Appassirai, gelerai! Perché hai voluto uscire? perché non sei rimasto chiuso in casa? Il raggio di sole ti ha ingannato. E adesso ti sta bene, fiorellino che hai voluto bucare la neve!” “Bucaneve!” ripeté quello nel freddo mattino. “Bucaneve!” gridarono alcuni bambini che erano giunti nel giardino “ce n’è uno, così grazioso, così carino, è il primo, l’unico!”

Quelle parole fecero bene al fiore, erano come caldi raggi di sole. Il fiore, preso dalla sua gioia, non si accorse neppure d’essere stato colto; si trovò nella mano di un bambino, venne baciato dalle labbra di un bambino, poi fu portato in una stanza riscaldata, osservato da occhi affettuosi, e messo nell’acqua: era così rinfrescante, così ristoratrice, e il fiore credette improvvisamente d’essere entrato nell’estate. La fanciulla della casa, una ragazza graziosa che era già stata cresimata, aveva un caro amico che pure era stato cresimato e che ora studiava per trovarsi una sistemazione. “Sarà lui il mio fiorellino beffato dall’estate!” esclamò la fanciulla, prese quel fiore sottile e lo mise in un foglio di carta profumato su cui erano scritti dei versi, versi su un fiore che cominciavano con «fiorellino beffato dall’estate» e terminavano con «beffato dall’estate». «Caro amico, beffato dall’estate!» Lei lo aveva beffato d’estate. Tutto questo fu scritto in versi e spedito come una lettera; il fiore era là dentro e c’era proprio buio intorno a lui, buio come quando era nel bulbo. Il fiore viaggiò, si trovò nei sacco della posta, venne schiacciato, premuto; non era affatto piacevole, ma finì.

Il viaggio terminò, la lettera fu aperta e letta dal caro amico lui era molto contento, baciò il fiore che fu messo insieme ai versi in un cassetto, insieme a tante altre belle lettere che però non avevano un fiore; lui era il primo, l’unico, proprio come i raggi del sole lo avevano chiamato: com’era bello pensarlo! Ebbe la possibilità di pensarlo a lungo, e pensò mentre l’estate finiva, e poi finiva il lungo inverno, e venne estate di nuovo, e allora fu tirato fuori. Ma il giovane non era affatto felice; afferrò i fogli con violenza, gettò via i versi, e il fiore cadde sul pavimento, piatto e appassito; non per questo doveva essere gettato sul pavimento! Comunque meglio lì che nel fuoco, dove tutti i versi e le lettere finirono. Cosa era successo? Quello che succede spesso. Il fiore lo aveva beffato, ma quello era uno scherzo; la fanciulla lo aveva beffato, e quello non era uno scherzo; lei si era trovato un altro amico nel mezzo dell’estate. Al mattino il sole brillò su quel piccolo bucaneve schiacciato che sembrava dipinto sul pavimento. La ragazza che faceva le pulizie lo raccolse e lo mise in uno dei libri appoggiati sul tavolo, perché credeva ne fosse caduto mentre lei faceva le pulizie e metteva in ordine. Il fiore si trovò di nuovo tra versi stampati, e questi sono più distinti di quelli scritti a mano, per lo meno costano di più.

Così passarono gli anni e il libro rimase nello scaffale; poi venne preso, aperto e letto; era un bel libro: erano versi e canti del poeta danese Ambrosius Stub, che vale certo la pena di conoscere. L’uomo che leggeva quel libro girò la pagina. “Oh, c’è un fiore!” esclamò “un bucaneve! È stato messo qui certamente con un preciso significato; povero Ambrosius Stub! Anche lui era un fiore beffato, una vittima della poesia. Era giunto troppo in anticipo sul suo tempo, per questo subì tempeste e venti pungenti, passò da un signore della Fionia all’altro, come un fiore in un vaso d’acqua, come un fiore in una lettera di versi! Fiorellino, beffato dall’estate, zimbello dell’inverno, vittima di scherzi e di giochi, eppure il primo, l’unico poeta danese pieno di gioventù. Ora sei un segnalibro, piccolo bucaneve! Certo non sei stato messo qui a caso!” Così il bucaneve fu rimesso nel libro e si sentì onorato e felice sapendo di essere il segnalibro di quel meraviglioso libro di canti e apprendendo che chi per primo aveva cantato e scritto di lui, era pure stato un bucaneve, beffato dall’estate e vittima dell’inverno. Il fiore capì naturalmente tutto a modo suo, proprio come anche noi capiamo le cose a modo nostro.
H.C.Andersen


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Neve fai da te

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E’ arrivato l’inverno

Approfittiamo del freddo gelido che sta investendo le nostre regioni e di qualche fiocchetto di neve caduta anche da noi, per riproporre il tema dell’ inverno.

Abbiamo iniziato chiedendo ai bambini:- Avete visto i fiocchetti di neve? vi piacerebbe averne  in abbondanza per fare un bel pupazzo? La vogliamo fare con le nostre manine?-

Alla loro risposta affermativa ci siamo date da fare  con una ricetta facile  ed economica e unendo bicarbonato e shampoo  abbiamo preparato un bellissimo vassoio pieno di soffice e candida neve.

impasto-di-bicarbonato-e

La ricetta base per la preparazione del composto prevede una confezione da 500 gr. di bicarbonato e 1/2 bottiglia di shampoo,da ricordare però che la quantità degli ingredienti  varia in relazione al numero dei bambini, più ne sono e maggiore sarà la quantità da unire.

manualita

 giochiamo-con-la-neve

 

 

Dopo averli fatto giocare e manipolare la neve ottenuta,hanno ascoltato la poesia “Sono l’ inverno”, il cui protagonista è un pupazzo di neve che i piccoli hanno ricreato  riflettendo sul fatto che, l’omino bianco ha mani,occhi,naso e bocca proprio come loro.

pupazzetto-di-nevei-pupazzi-di-neve

 

I cuccioli  hanno cosi potuto consolidare la conoscenza degli elementi corporei, esercitare la manualità e interiorizzare alcuni aspetti della stagione invernale.

Sono l’ inverno

Buongiorno signori e signori
sono l’ inverno con pochi colori.
Non ho capelli sono pelato
in testa ho un cappello colorato
Le mie mani? Cinque rametti innevati.
La mia bocca? Cinque spicchi allineati.
Sono coperto da un manto delicato
ogni occhio e’ un cristallo ricamato.
Come naso ho la carota d un mio amico.
Come sono i miei piedi? Non te lo dico!

Fonte

 

In un momento successivo i bambini con la digitopittura hanno completato un paesaggio invernale ricoprendo gli alberelli con un delicato manto biancodigitopittura-per-la-neve

e hanno partecipato all’allestimento dell’aula con fiocchi di neve fatti con cartoncino.

 fiocco-di-nevebianca-neveaddobbo-aula-neve

 

Per consolidare la conoscenza di alcuni elementi fondamentali del corpo,i piccoli, sono stati invitati ad osservare e a disegnare gli elementi mancanti a un pupazzo di neve,

 nasofacciamo-gli-occhi

a colorare cappello e sciarpa con il loro colore preferito e a incollare tanta farina sul corpo precedentemente cosparso di colla.

farina-neve


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Libricino di Carnevale

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Arriva il carnevale , prepariamoci ad accoglierlo con un libricino di 6 schede colorate e da completare ripassando il tratteggio,ritagliando e ricomponendo elementi del viso,esercitando la direzionalità,ad esprimere preferenze,a seguire le indicazioni date e a conoscere elementi tipici di questa festa tanto attesa dai bambini.

Clicca sulle immagini o stampa il pdf  per il libricino

la-copertina

 

la-principessa

 

il-pagliaccio

 

il-giullare

il-pagliaccio-tondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la-maschera

 

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Attività per l’ inverno

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Continuano le attività per la stagione invernale.

Il nostro paesaggio è stato completato con tante casette (rotoli di carta colorati dai bambini),con il tetto tutto bianco,paesaggio-invernale

gli alberelli spogli sono stati ricoperti di neve con l’aiuto di un cotton fioc e colori a tempera

coloriamo-con-il-cotton-fioccocoloriamo-con-il-cotton-fiocco

e con le manine sono stati realizzati tanti merli dopo aver ascoltato la leggenda “I tre giorni della merla“.

manine-merli merli merlo

Ecco dei piccoli pupazzi di neve che fanno compagnia a…

pupazzi-di-neve

 una simpatica famigliola di pinguini che decorano la porta della nostra aula.decorazione-per-porte


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Cartellone e poesia  per presentare le forme geometriche.

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L’ allegra compagnia

Il Cerchio

tondo tondo

assomiglia a un mappamondo,

a tenergli compagnia

c’è il suo amico Quadratino.

Alla bella compagnia

si unisce il signor Triangolino

che assomiglia a un topolino

e che a tutti porta un regalino

con la forma di un Rettangolino.

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Carnevale: disegni e bandierine

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Disegni per la festa di Carnevale per i bambini più piccoli e …

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vivaci bandierine da stampare  per una festa in allegria.

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Pagliacci per addobbare l’aula

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Ed ecco terminati anche gli addobbi di carnevale!
Tre pagliacci con il corpo di carta crespa adornano l’aula insieme a pagliaccetti con il vestito a pois e a una coppietta con il vestito blu. 
In attesa della festa che si terrà a scuola i bambini stanno imparando…

Siamo i tre pagliacci: Ciccio, Ciocci e Ciacci
Con le scarpe rotte e coi vestiti a stracci,
Se volete ridere venite qua,
Siam Ciccio, Ciocci e Ciacci i tre pagliacci, Oplà!

Segue

pagliaccio-con-fiocco-celestepagliaccio-con-fiocco-arancione

pagliacci-con-stecche-di-gelatopagliacco-con-fiocco-arancio

modello-pagliacci

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No al bullismo e al cyberbullismo

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Domani 7 febbraio la 1ª Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola dal titolo “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”,promossa nell’ambito del Safer Internet Day 2017(#SID2017).
Leggi il comunicato stampa del 4 febbraio 2017
Seguono alcune poesie per parlarne e discutere a scuola del rispetto verso gli altri,di come scherzare senza ferire in alcun modo i compagni e dell’uso consapevole della rete.

BULLO NON Ѐ BELLO
di Germana Bruno
Lasciami in pace, cosa ti ho fatto?
Perché se piango sei soddisfatto?
Ti senti forte, ti senti potente,
ma in realtà tu sei meno di niente
e forse questo in cuor tuo tu lo sai,
ed è per questo che fai quel che fai.
Intorno a te c’è una gran brutta aria
c’è solitudine e tanta paura
che ti riempie di soddisfazione
perché del mondo ti senti padrone.
Lasciami stare, perché non la smetti?
Sembra ti piaccia farmi i dispetti,
è molto triste, davvero, pensare
che tu non abbia di meglio da fare.
Fermati un attimo e guardati intorno,
sempre la stessa storia ogni giorno,
per te non c’è alcun sorriso sincero,
non hai al tuo fianco un amico vero.
Tutti si scansano al tuo passaggio,
pensi di trarne qualche vantaggio?
Fermati un attimo e guardati dentro
di certo senti un profondo sgomento,
un grande vuoto, un immenso dolore
pari soltanto a quel che tu fai provare.
E allora smettila di essere un bullo
e sii gentile vedrai quant’è bello!

IL BULLISMO NON È FIABA
di Germana Bruno
Forse avere puoi una svista
perché c’è il protagonista:
lui è il Bullo e non è buono,
da potente si dà un tono.
È una storia che rattrista,
non si oppone l’ antagonista,
una fragile creatura
a cui rende vita dura.
Se del Bullo gli aiutanti,
ahimè, son proprio tanti,
per la vittima, poveretta,
questa cerchia è assai più stretta.
Questa storia non ha tempo,
ma succede ogni momento,
dappertutto, in ogni luogo
e non dura neanche poco.
Può finire solamente
se non si è indifferente,
se si guarda e ben si vede,
se si agisce e si provvede.
Il bullismo non è fiaba,
é una storia d’odio e rabbia
che può avere un lieto fine
se è sconfitto chi ti opprime.

REALE E VIRTUALE
di Germana Bruno
Traccia un confine, chiaro e deciso
che nettamente tenga diviso
lo spazio falso da quello reale,
il mondo vero dal virtuale.
A scuola, in piazza, per la città
d’incontri ne fai in quantità,
son lì davanti, come li vedi,
li puoi toccare se non ci credi.
Dalla “finestra” con la tastiera,
la visuale può esser non vera
e ciò che credevi fosse sincero
in realtà è l’opposto davvero.
“Com’è carino, quant’è cortese,
peccato viva in un altro paese!”
di complimenti te ne fa tanti,
e nel trattarti lui usa i guanti.
Poi, ad un tratto, la delusione
e tutto acquista un’altra visione,
non trovi un’arma per la difesa,
insopportabile è stata l’offesa.
Con chi hai davanti tu puoi lottare,
magari vincere e superare,
se non conosci il nome e la faccia,
come puoi agire se non c’è traccia?
Segna il confine, un solco profondo,
sii consapevole di qual è il vero mondo!

Una filastrocca contro il bullismo

È tanto triste un bimbetto
se ne sta solo soletto.
I compagni lo hanno offeso
perché è in sovrappeso.Il pediatra lo diceva
e la mamma lo ripeteva
che a non mangiare le verdure
si va incontro a seccature.Troppi grassi e merendine
non contengono le giuste vitamine,
meglio mangiare tanta frutta
e un po’ meno pastasciutta.Detto questo non è giusto
che ci siano i bulletti
pronti a fare i furbetti.
È così bello essere amici
e magari andare in bici
fare un po’ di movimento
senza troppo accanimento
per restare sempre in forma
e mangiar sano di buona norma.È molto importante ricordare
che mai nessuno bisogna isolare
perché questa muta violenza
porta tristezza e sofferenza.
Prendersi gioco delle persone
è una grave aberrazione.
Un sorriso e una parola col cuore
portano gioia e vero amore.

© Vivacemente

C’è un bullo

C’è un tipo nel mio paese
che spesso avanza delle pretese.
È prepotente con tutti quanti
e per far dispetti, a volte,
si avvale degli aiutanti.
Si crede chissà chi
ed è alto così così,
si diverte a prendere in giro tutti e anche me,
ma cosa gli ho fatto … perché perché?
Tutti lo chiamano bullo,
ma per me è proprio uno strullo.
E io pensavo chissà che i bulli
fossero giganti panciuti
con occhi spauriti e capelli ricciuti,
invece son ragazzi quasi normali
ma poco astuti, cocciuti e poco leali
che ce l’hanno col mondo intero,
ma a far così valgono proprio zero!
Zia Mariù da www.filastrocche.it

Il bullo citrullo
Lorenzo Nonnis
(G. P. Fontana, A. Pellai – G.P. Fontana, R. De Luca)
Tutti a scuola han paura di un bullo
Cammina tra noi come fosse un rullo,
Quando va in giro il bullo, io scappo
Lui mi rincorre e mi dice: “Ora ti acchiappo!”
Tutti lo temono se si avvicina
A tanta arroganza qualcuno si inchina,
Lui prende in giro il resto del mondo
E da del cicciopalla a chi è grasso e un po’ tondo!

Del bullo han paura
Sia belli, che brutti,
Grandi e piccini…
Insomma un po’ tutti,
Ma io questa volta li ho messi a cantare
La rima che il bullo ha dovuto ascoltare…

Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Se fosse a Firenze sarebbe anche grullo,
Vivrebbe anche lui in un mondo più bello,
Se usasse col cuore anche il cervello!
Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Un pollo convinto di essere un gallo,
Sconfiggere il bullo anche tu ora puoi
Unisciti al coro e canta con noi!

Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Se fosse a Firenze sarebbe anche grullo,
Vivrebbe anche lui in un mondo più bello,
Se usasse col cuore anche il cervello!
Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Un pollo convinto di essere un gallo,
Sconfiggere il bullo anche tu ora puoi
Unisciti al coro e canta con noi!

Ora ogni giorno è più sorridente,
Tutto è più allegro e più divertente.
Il bullo ci ha visti uniti e sicuri
E adesso va strisciando contro tutti i muri.

Se la lezione
L’abbiamo capita
E’ un grande tesoro
Per tutta la vita,
Il bullo è tornato e mi ha detto: “Se vuoi,
Potrei unirmi anch’io a cantare con voi?”
A cantare con noi?

Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Se fosse a Firenze sarebbe anche grullo,
Vivrebbe anche lui in un mondo più bello,
Se usasse col cuore anche il cervello!
Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Un pollo convinto di essere un gallo,
Sconfiggere il bullo anche tu ora puoi
Unisciti al coro e canta con noi!

Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Se fosse a Firenze sarebbe anche grullo,
Vivrebbe anche lui in un mondo più bello,
Se usasse col cuore anche il cervello!
Si crede perfetto ma il bullo è citrullo,
Un pollo convinto di essere un gallo
Sconfiggere il bullo anche tu ora puoi
Unisciti al coro e canta con noi!

Fonte

Altre poesie qui


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Petit Fernand: etichette adesive

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Di chi è questa bottiglia?

Di chi è questo bavaglino?

Non trovo più il mio pastello rosso!

Non trovo più il mio pastello giallo!

Questo è mio!No,è mio!

Sempre lì a creare contrassegni per permettere al bambino di riconoscere il proprio simbolo e ritrovare oggetti del proprio corredo scolastico.
Etichettare tutto il materiale scolastico con foglietti e nastro adesivo non è facile e neanche  duraturo,dopo una settimana si ricomincia e si sottrae tempo prezioso da dedicare ai piccoli e alle attività scolastiche.
Girovagando in rete, mi sono imbattuta in un sito: Petit-Fernand ,logo
azienda francese che produce etichette adesive per  oggetti e vestiti, disponibili in 5 formati diversi e adattabili a qualunque superficie: matite colorate, scarpe, valigie, biberon ed altri oggetti a superficie liscia.
Così ho pensato di  fare un regalino ai miei piccoli e per loro e ho fatto stampare delle etichette  con il loro nome,la consegna è stata rapidissima,in meno di 3 giorni ho ricevuto tutto per posta.
expedition-gratuite
Soddisfatta, ho consigliato  alle mamme  di fare altrettanto personalizzando le etichette grazie ai 21 colori di sfondo, ai 10 font e agli 80 disegni proposti .
Insomma… basta oggetti smarriti!


Filed under: SCUOLA

San Valentino

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Impariamo ad esprimere i nostri sentimenti e le nostre emozioni ,dedichiamo qualche verso alle persone amate,ai nostri fratelli,ai nostri genitori,i nostri nonni e ai nostri amici.
Se non troviamo le parole cerchiamo qualche bella poesia e utilizziamo la festa di San Valentino per dichiarare il nostro affetto.

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Poesie e frasi per San Valentino

Testi in  in inglese

Testi in francese

idee da realizzare per San Valentino

Disegni e biglietti

Leggende


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San Valentino:leggende

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La leggenda dei colombini

Il sacerdote Valentino possedeva un grande giardino che nelle ore libere dall’apostolato coltivava con le proprie mani. Tutti i giorni permetteva ai bambini di giocare nel suo giardino, raccomandando che non avessero fatto danni, perché poi la sera avrebbe egli regalato a ciascuno un fiore da portare a casa. Un giorno, però, vennero dei soldati e imprigionarono Valentino perché il re lo aveva condannato al carcere a vita. I bambini piansero tanto. Valentino, stando in carcere pensava a loro, e al fatto che non avrebbero più avuto un luogo sicuro dove giocare.Continua

…………………….

La Leggenda dei bambini

San Valentino aveva un grande giardino pieno di bellissimi fiori dove permetteva a tutti i bambini di giocare. Si affacciava spesso dalla sua finestra per sorvegliarli e si rallegrava nel vederli divertirsi. Quando veniva sera, scendeva in giardino e tutti i bambini lo circondavano con affetto ed allegria.Continua


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Festa del papà

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Per te, papà

IL mio cuore batte forte

e non so nemmeno il perchè

pi ti guardo e capisco

papà, è il mio amore per te

Ilaria Lucaroni

Biglietto con poesia,letterina e disegno per la festa del papà da  stampare  e colorare.

letterina-per-il-papa-colorata

letterina-da-colorare

 

biglietto-papa-colorato

biglietto-papa-da-colorare

disegno papà sei la chiave.png

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Disegni e lavoretti per la festa del papà

Prova

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Il segreto delle donne
Son le donne appassionate sveglie,
pronte e organizzate.
Sanno sempre cosa fare
per spronare o consolare.
Sembran deboli e son forti:
occhio a come ti comporti!
Impetuose, travolgenti
assai spesso sorridenti,
son sensibili ed emotive
son reali, sono VIVE!
La realtà non vi nascondo:
è per lor che gira il mondo!
Jolanda Restano


Filastrocca dell’8 Marzo

Se pensiamo alla mimosa
non pensiam la stessa cosa.
Io non penso alla cenetta
nè alla torta, nè alla fetta.
Penso a chi ha dato tanto
con gran gloria e grande vanto.
E’ un ricordo doloroso
e non giorno di riposo.
Ricordiamo chi ha pagato
e con morte ci ha onorato.
www.filastrocche.it

biglietto-festa-della-donna-colorato

biglietto-festa-delle-donne-da-colorare

 

alberello-mimosa-colorato

alberello-mimosa-da-colorare

 

cuore-mimosa-colorato

cuore-mimosa-da-colorare

disegno-mimosa


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8 marzo:Festa delle donne

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cuore-mimosa-colorato

In occasione della festa delle donne,tutti i musei,siti archeologici e monumenti saranno aperti gratuitamente alle donne.
Il Ministro Franceschini ha invitato i direttori ad organizzare eventi,mostre e manifestazioni culturali dedicata a questa giornata internazionale delle donne.

Per visionare le iniziative,sempre in aggiornamento,consultare il sito www.beniculturali.it/8marzo


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Festa del papà

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Papà …sei il cuore della nostra casa!

La festa del papà si avvicina ed è meglio prepararsi per non rimanere indietro con i pensierini che i bambini dovranno portare al loro papà.
Questo lavoretto è molto carino e facile da eseguire…è una casetta per ringraziare di tutto l’amore che il papà dona alla famiglia.

Festa del papà.png

Occorrente:

Cartoncino bristol verde,rosso,bianco e giallo

Forbici

Colla

Preparazione:

Riportare le sagome sul cartoncino,ritagliare e incollare.schema-casetta-per-il-papa

 

Altre risorse per la festa del papà qui


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La leggenda della mimosa

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La leggenda della mimosa

Mimosa

Elena, una giovane donna, si innamorò del Sole, lo guardava attratta dalla bellezza dei suoi raggi e i suoi occhi lo guardavano rapiti dalla sua forza, dal suo calore. Ma il Sole non ricambiò tanto amore e la colpì con lance di fuoco. Lei continuava ad amarlo e lo cercava con lo sguardo. Pianse per giorni cercando di trasmettergli il bene che gli voleva. Ed ecco che le lacrime caddero sul terreno e si trasformarono in tanti piccoli e profumati fiori gialli. Nacque la mimosa, il fiore simbolo della donna.

Ercole Bonjean

Fonte

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La leggenda della mimosa

In un paese lontano, all’altro capo del mondo, nell’isola di Tasmania, ed in un tempo altrettanto lontano, nacque il fiore della mimosa.
Gli abitanti dell’isola ne raccontano la leggenda.
In quel tempo, l’isola era dominata da un re guerriero, molto coraggioso e bello, alto ed agile, di pelle scura e coi capelli neri e lucenti come l’ala dei corvi, ma col cuore indurito dalle numerose battaglie. Così era tutta la sua gente: alta, scura di pelle e brusca di modi, con lunghi, lisci capelli a incorniciare il viso severo. Essi amavano i combattimenti contro le numerose tribù nemiche, e le cacce pericolose alle belve che infestavano l’isola. Combattimenti e cacce che affrontavano con altre grida crudeli, per spaventare il nemico.
Un giorno, durante l’ennesimo combattimento, il re venne gravemente ferito.
La madre e la sorella del re amavamo molto il loro caro, ma non amavano affatto la sua bella e giovane moglie, che non giungeva gradita al loro cuore, duro quanto quello di lui. La giovane regina era una creatura del tutto diversa, piccola di statura, timida e gentile, con i capelli arruffati in corti riccioli, biondi come batuffoli d’oro, la pelle dorata come miele puro e una bassa voce soave che sembrava una musica.
Pareva giunta lì da un altro mondo, la piccola regina, da un mondo di fiori, di sorrisi e di pace. Le due donne, scarne, scure e crudeli come il loro congiunto regale, erano inevitabilmente gelose della dolce, tenera bellezza di lei.
Approfittando della timidezza della piccola sposa, le due donne si precipitarono a curare il loro congiunto, trattenendo con vari pretesti la moglie lontana dalla tenda dove giaceva il ferito. Lei si disperava, perché era molto innamorata di quel suo marito rude e forte, ma non osava far valere i propri diritti di moglie, dimentica, nel suo sgomento, che erano anche doveri, temendo di far cosa sgradita alla suocera ed alla cognata, e quindi di turbare la convalescenza dell’uomo che amava.
La piccola regina era sola, nessuno la consigliava, perché i cortigiani, con la viltà dei deboli, si erano schierati dalla parte che intuivano più forte, e crudele, in quella lotta silenziosa per impadronirsi del cuore del Re.
Passarono i giorni, che divennero settimane, e poi mesi. Quando infine il Re fu guarito era ormai solo desideroso di punire la piccola regina le cui visite aveva tanto aspettato, senza che il suo orgoglio di re gli avesse permesso di ordinare la presenza della donna che nel suo cuore invocava. E dunque il Re bandì dal suo cospetto, senza esitazione, la giovane moglie innocente, senza nemmeno volerne ascoltare le ragioni, tanto il solo vederla, ormai, gli riusciva sgradito
Giunse infine il fratello a riprendersela, il fratello, della stessa impietosa razza del Re.
Venne per riportarla a casa, ripudiata, libera, lei che era cinque volte madre, di darsi ad un altro uomo.
Ed in soli sette giorni il fratello la rimaritò ad un Principe di luoghi lontani, distanti dal regno dal quale la piccola regina era stata senza colpa bandita.
Pure, timida e dolce com’era, la piccola, infelice Azar, ormai senza più lacrime né desideri, non si ribellò al suo destino. Chiese soltanto, come dono di nozze, un velo che le consentisse, nel lungo viaggio per raggiungere la sua nuova dimora, di coprirsi il volto ed il corpo, per non essere riconosciuta quando fosse passata dalle terre di Asan, padre dei suoi figli e crudele signore, poiché l’incontro coi suoi piccoli le avrebbe senza alcun dubbio spezzato il cuore.
Il Principe suo nuovo sposo era meno duro di cuore di Asan, e in qualche modo la disarmata dolcezza della piccola regina scacciata dal suo regno ebbe a parlare al suo cuore. La giovane ebbe dunque il suo velo, col quale si ricoprì interamente. Ma quando passò davanti alla reggia che era stata sua, i figli di lei, che ogni giorno spiavano dall’alto delle torri il ritorno della madre, la riconobbero nonostante il lungo velo ed accorsero piangendo e invocando a gran voce il suo ritorno.
Ancora una volta, Azar fece appello alla pietà del suo nuovo Signore, chiedendo che le fosse consentito fermarsi un momento, e lasciare un dono a ciascuno dei figli. Ed il Principe ebbe ancora una volta pietà della piccola sposa disperata, e acconsentì alla richiesta. Così, Azar poté regalare ai suoi bambini stivali trapunti d’oro, e lunghe, ricche vesti alle fanciulle, e lascio un abitino per il più piccolo, che dormiva ignaro nella culla. Il padre però, da lontano, vide tutto questo, e richiamò a sé i figlioli, che dimenticassero in fretta la madre indegna di loro.
Azar sentì quella voce dura dettare ancora una volta il suo destino, e ancora non seppe trovare parole a difesa della sua inutile innocenza. Si accasciò allora, ormai sfinita dall’ingiustizia e dal dolore, e sopra di lei il lungo velo di nuova sposa si posò pietoso a coprirla da tutti gli sguardi.
Andò più tardi il suo nuovo Signore a riprendersi l’infelice creatura, deciso a regalarle una vita intera di felicità. Ma ormai il destino di Azar era giunto a compimento.E fu così che il Principe pietoso, sotto il lungo velo che era stato il suo dono di nozze, non trovò che un fragile arbusto fiorito di mimosa, ben abbarbicato con le sue radici alla terra, deciso a non lasciarsi strappare dal luogo dove era tutto il suo cuore, i piccoli fiori odorosi a ricordare ai figli di Azar i batuffoli biondi che ricoprivano il capo della loro madre, al tempo in cui era stata felice.
Ad Azar, così dolce, remissiva, obbediente e infelice, il tempo renderà poi giustizia alla sua bizzarra maniera: perché il fiore nato da lei verrà riconosciuto da tutte le donne come il simbolo della propria presa di coscienza, e della capacità di decidere esse stesse il proprio destino.
Apparentemente delicato, in realtà forte e resistente, impossibile da sradicare, contro il suo volere.
Fonte


La leggenda di Mimosa

cuore-mimosa-colorato

 
Ci sono diverse leggende su questo splendido fiore. Questo è uno dei più noti. C’era una volta, in un paese lontano e in un tempo remoto, un popolo forte e coraggioso la cui peculiarità era il colore dei capelli. E, a differenza di quella degli abitanti delle altre isole vicine, era il colore del sole Soprattutto le donne, forti e belle, erano orgogliosi di quelle nuvole d’oro che hanno dipinto per un lungo periodo di tempo durante il giorno, inventando acconciature elaborate con trecce e nastri. Le donne, come detto, erano belle, e molto ambita … Tanto che un giorno Mhim, figlia del capo del villaggio, viene rapito da membri di una tribù nemica, insieme ad altre ragazze, mentre gli uomini del villaggio erano in mare per la pesca. Il fitto dedalo di scogli dell’arcipelago e l’ostilità delle attrazioni a condizione che i rapitori un nascondiglio perfetto.
La grotta dove i prigionieri erano stati rinchiusi in attesa del loro triste destino era accessibile solo dal mare, e questo ha avuto un unico condotto dell’aria, che sporgeva sulla cima di una piccola collina, che domina la scogliera. Tutto intorno il mare, con il vento che soffia e il continuo susseguirsi di gracchiare gabbiani. Il giovane Mimh, forte nella sua agilità, era determinato a non cedere al suo triste destino e, incurante del pericolo, ha deciso che doveva fare qualcosa per salvare se stessa e le sue compagne. Così ha chiesto ai suoi amici di essere issato sulle spalle in modo da adattarsi nel tunnel stretto e cercare aiuto dalla cima della collina; Era certo che i loro parenti, e in particolare il suo promesso sposo, stavano cercando il nascondiglio di liberarli. Con grande sforzo la ragazza ha fatto per l’apertura annesso esterno e con abilità e determinazione è scivolato, incurante di graffi profondi che la roccia le ha dato, nel tentativo di raggiungere. L’ultima parte è stata ancora più stretto. Il tempo sembrava non andare mai e già sentire la sua forza dissolvenza Mimh quando, con uno sforzo sovrumano, è riuscito a appoggiare la testa scorso dalla cavità. Da lontano ha visto le barche veloci della sua gente, ma la sua testa emerge dal poggio non poteva essere visto da così lontano! Poi, consapevole della sua fine imminente, sciolse le trecce ei suoi lunghi capelli biondi cominciò a muoversi al vento come una bandiera. Era il segno, un’indicazione che gli uomini sono stati avidamente cercando!
La fine della storia – secondo la leggenda – non era contento.
I compagni di Mimh sono stati rilasciati, ma la ragazza coraggiosa morirono soffocati e che stretto tunnel è diventato la sua tomba. Quando il suo fidanzato è andato al Hill per onorare il corpo di suo sfortunato compagno con una degna sepoltura, se stesso invece di Mihm trovato una pianta con radici profonde e molto forte, e una grande corona di fiori d’oro che si muoveva al vento … Era la mimosa.

Fonte
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La leggenda della mimosa

C’era una volta, nel tempo in cui uomini di mare affrontavano l’ignoto per spirito di avventura e di conoscenza, un popolo forte e coraggioso la cui caratteristica peculiare era il colore dei capelli.
Esso, a differenza di quello degli abitanti delle altre isole vicine, era del colore del sole.Specialmente le donne, forti e bellissime, erano orgogliose di quelle nuvole d’oro che pettinavano per lungo tempo al giorno, inventando elaborate acconciature con trecce e nastri.Ma i tempi erano difficili e, spesso, proprio mentre gli uomini del villaggio erano in mare per la pesca e per i loro commerci, l’isola di Rainhor veniva invasa e depredata dalle tribù nemiche.
E molto ambite erano le giovani donne dell’isola.In uno di quei tristi giorni anche la dolce e bellissima Mihm, figlia del capo villaggio, cadde nella trappola tesale da un re nemico e venne rapita, insieme ad altre compagne, per far parte delle sue schiave.Il fitto dedalo di scogli dell’arcipelago e l’ostilità dei luoghi, fornivano a quei malvagi un nascondiglio perfetto di cui, difficilmente, i soccorritori delle ragazze avrebbero potuto aver ragione .
La grotta dove erano state rinchiuse in attesa del loro triste destino era accessibile solo dal mare, allorchè l’alta marea sommergeva la cavità d’ingresso, ben celata dagli arbusti che crescevano fin sopra gli scogli.
Aveva un unico condotto d’aria, che aprendosi sulla volta della grotta, sbucava sulla sommità di una collinetta brulla a picco sugli scogli.
Tutto intorno il mare con il continuo soffiare del vento e il rincorrersi di gabbiani gracchianti.La giovane Mimh, forte nella sua agilità, era ben decisa a non arrendersi al suo triste destino e, incurante del pericolo, decise che avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare se stessa e le sue compagne.
Fu così che chiese alle compagne di essere issata sulle loro spalle per potersi infilare nello stretto cunicolo e cercare aiuto dall’alto della collina; era infatti certa che i loro parenti, e soprattutto il suo promesso sposo, stessero cercando il nascondiglio per liberarle.Con grande sforzo la ragazza riuscì a raggiungere l’apertura collegata all’esterno e con abilità e determinazione si infilò fra le rocce , incurante dei graffi che la roccia le procurava nel tentativo di raggiungere l’esterno.L’ultimo tratto era anche il più stretto.Il tempo sembrava non passare mai e Mimh sentiva già venir meno la sua resistenza quando, con un ultimo sovrumano sforzo, riuscì a sporgere la testa dalla cavità.Da lontano vide le veloci barche della sua gente ma la sua testa affiorante dalla collinetta non poteva essere notata da così lontano!
Allora, consapevole della sua fine ormai prossima, si sciolse le trecce e i suoi lunghi capelli biondi cominciarono a muoversi nel vento come una bandiera.Era il segno, l’ indicazione che gli uomini stavano ardentemente cercando.La fine della storia non fu lieta.Le compagne di Mimh furono liberate, ma la coraggiosa ragazza morì soffocata dal suo stesso ardimento e quello stretto cunicolo divenne la sua stessa tomba .
Quando il suo promesso sposo si recò sulla collina per onorare il corpo della sua sfortunata sposa con una degna sepoltura, trovò al posto di Mihm una pianta dalle radici profonde e fortissime, e una grande chioma di fiori d’oro che si muovono al vento…..Era la mimosa.

Fonte

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Addobbi per la primavera

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Margheritine,apette e farfalline per creare una deliziosa ghirlanda a forma di cuore per decorare l’aula

Cosa occorre?

Cartoncino bristol verde,bianco,giallo,rosso,nero e celeste.

Forbici

Colla

Come si fa?

Riportare le sagome dei fiorellini,della farfallina e delle api sul cartoncino.

sagoma ghirlanda primaverile

Ritagliali e incolla i pezzettini dei  piccoli soggetti tra loro.

Incolla i vari elementi sul cuore e pratica un foro al centro.

Con un nastrino appendi la ghirlanda .

ghirlanda primaverile

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Disegni

Lavoretti

Striscioni

Pregrafismo “Bentornata primavera”

 


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Poesie per la festa del papà

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San Giuseppe l’artigiano 
 San Giuseppe nella mano
per lavoro quotidiano
non aveva che il martello,
una pialla e lo scalpello.
Ma era giusto ed era santo;
e a Gesù fu posto accanto,
per la sua grande bontà,
gentilezza e soavità.
Così al mondo il Redentore,
qui venuto per amore,
si presenta per la mano
a San Giuseppe, l’artigiano.

Anonimo
Fonte


Papà albero

Alto,maestosa,gigante,possente,
nella mia vita sei sempre presente.
Hai le braccia che sembrano rami,
corro felice da t se mi chiami.
Come una pianta abbraccio il tuo fusto
e so di essere nel punto giusto.
Tu mi proteggi,di te io mi fido,
ovunque siamo mi sento in un nido.
Se poi mi abbracci l’amore tuo sento,
stringimi forte anche in questo momento
Serena Riffaldi


San Giuseppe

San Giuseppe vecchierello
cosa avete nel cestello?
Erba fresca, fresche viole
nidi, uccelli e lieto sole!
Nel cantuccio più piccino
ho di neve un fiocchettino,
un piattino di frittelle
e poi tante cose belle!
Mentre arriva primareva
canto a tutti una preghiera,
la preghiera dell’amore
a Gesù nostro Signore.

Filastrocche.it


Caro papà

Caro papà, nel giorno della tua festa
voglio dirti cos’ho nella testa,
cosa c’è nel mio cuore
quando mi guardi con amore.
Ogni giorno mi abbracci e mi proteggi,
con premura mi aiuti e mi festeggi,
sei paziente, dolce e generoso,
mi fai sentire forte e coraggioso.
Quando ero piccolo mi facevi volare,
oggi le paure mi fai superare.
Insieme a te mi sento sicuro,
caro papà, tu sei il mio tesoro!
Ti voglio bene, tienilo a mente:
stringimi al cuore, coccolami teneramente

Anna Costanzo

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O’ pate

 

Pe tutta a vita st’Omme te sta accante,
e tu, a stiente, t’accuorge che sta llà,
p’e figlie fa ‘e tutto, e nun se vante,
e soffre spisso senza mai parlà.

E comme a S. Giuseppe, zitto e muto,
s’abbraccia ‘a croce e fa ‘o vulere ‘e Dio:
fatica, prega e resta scanusciuto,
e quanno chiagne…chiagne,
t’ ‘ dich’io!

Si pure tene ‘mpietto nu dolore,
‘o stesso, p’a fatica, esce ‘a matina;
p’ ‘a famiglia, è ‘nu martire d’ammore,
all’ufficio, a ‘o negozio o all’officina.

Te vò bene e t’ ‘o dice quasi maje,
te fa l’elogio, si nun staje presente;
te vase ‘nfronte quanno a durmi’ staje;
pe’ na carezza, gode veramente.

Si te richiama, o’ ffa pè vero amore;
pè te dà gioia, soffre tutt’e’ ppene;
e ogni ghiuorno se consuma ‘o core,
pecchè è pate, è vecchio i è piccerillo.

Salutalo quante jesci e quante tuorne,
e falle qualche vòta ‘na carezza:
t’accuorgi ampressa ca te gira attuorne,
suspiruso e te fa ‘na tenerezza.

‘O bene che fa ‘o pate l’annasconne,
pecchè è ommo…e ll’omme accussì fa:
quanne ‘o figlio se sceta ‘a dint’ ‘o suonne,
quanno sposa e addeventa isso Papà.

Eduardo de Filippo

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Il padre

Terra dalla superficie incolta e arida
terra senza corsi d’acqua né strade
la mia vita sotto il sole trema e si allunga.

Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla
come nulla poterono le stelle
che mibruciano gli occhi e le tempie.

Il mal d’amore mi tolse la vista
e nella fonte dolce del mio sogno
una fonte tremante si rifletté.

Poi… chiedi a Dio perché mi dettero
ciò che mi dettero e perché poi
incontrai una solitudine di terra e di cielo.

Guarda, la mia giovinezza fu un candido germoglio
che non si aprì e perde
la sua dolcezza di sangue e vitalità.

Il sole che tramonta e tramonta in eterno
si stancò di baciarla… È l’autunno.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla.

Ascolterò nella notte le tue parole:
…figlio,figlio mio …
E nella notte immensa
resterò con le mie e con le tue piaghe.

Pablo Neruda

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Il padre operaio
Mio padre era un uomo che aveva delle grosse mani

di operaio, leggeva il suo giornale, la sua camicia era
unta di grasso; passava le sue giornate al chiuso di
un’officina; i suoi capelli erano castani,
fuligginosi. La domenica spariva come andasse di
nuovo a lavorare.
Io gli volevo bene

di Vasco Pratolini

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Il mio babbo

Che dite, ci sarà nel mondo intero
un altro babbo come il babbo mio?
A me sembra il più bravo, il più sincero,
il più giusto, il più tenero, il più pio,
e ne sono così lieto e così fiero,
che ne ringrazio sommamente Iddio.
Posso dirmi davvero fortunato!
C’era un tal babbo, e proprio a me è toccato.

di A. Novi

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Auguro con tutto il cuore 

Auguro con tutto il cuore

ai padri di questo mondo che sono lontani
dalle famiglie per necessità, lavoro o guerra,
di ritornare sani e salvi a casa.

Perché so cosa significa avere un padre,
quanto avevo bisogno di lui nelle piccole
quotidiane e anche quanto lui aveva
bisogno di me.

Pam Prown

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Il più bel trenino

Il più bel trenino si sa
è la groppa del papà
Quando arriva alla stazione,
ormai ha già il fiatone.
Voglio andare a Roma o a Pechino!
Uffa! Fammi riposare un pochino!
Poche storie: adesso si parte!
E va bene: andiamo su Marte.
Su Marte un corno!
Devo scendere a Livorno!
Scendi tu invece di qui:
devo fare la pipì
Sei un gran poltrone!
E Patapunf! Un bel ruzzolone.

A. Mari

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Il principe

Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”

M. Moschini

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Caro papà,
sei un campione
che mi protegge in ogni occasione.
In questo giorno particolare
un regalo ti vorrò fare:
affetto e amore ti vorrò donare.
Caro papino,
sei come un camino
e riscaldi il mio cuore
con il tuo calore.
Sei il pilastro portante
ogni giorno sempre più importante.
Per me sei il migliore
e sarai sempre un vincitore.
Spero che queste mie parole
ti arrivino al cuore
e comprendi quanto grande
è il mio amore.

Fonte

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Una gita 

Oggi, caro papà,

festa per te si fa.

Il regalo è una gita:

sul prato quanta vita!

Dammi la mano, papà,

più lieto il cammino sarà.

Vorrei farti felice:

è il cuore che me lo dice.

Vorrei farti contento

baciandoti sul mento.

Perchè non hai più scampo:

sul viso te lo stampo!

F. Cardenti

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O’ Faro

Se dinto o’ core tuo

io putesse trasì
truvarria certamente
o’ bene ca dico io.
Nu bbene appassiunato
ca nun se ver ‘a fora,
chillo me fa sèntere
sicuro e forte ancòra.
Oggi che è a festa toia
te voglio dì papà:
chello ca ‘mpietto palpita
t’ può cunsulà.
Tu brill nmiezzo o’ mare
e io son a varchetella
ca s’adda arreparà.
Riest allummnato sempre
faro da vita mia.
Sulo accussì sto core
a via non perdarrà

———————————–

 A PAPA’

Papà, te voglio bbene 

ma proprio bbene aasaje,

nu bbene accussì gruosso

ca nun fernesce maje. 

Si ‘e vvote faccio ‘o triste 

arrassumiglie a te’.

Si tiene assaje penziere 

nun te ne’ ‘ncaricà

astregneme forte ‘mpietto

te sacce cunzulà.

Sempe vicino a tè

stò figlio tuoio vo’ stà

 Mammà, pe’ mmè è ‘a reggina

 
  ————————————————————————–

O meglio amico ‘O pate

Comm’ ‘a nu pittore ca sceglie
e culure cchiù belle p’ ‘o quatro
c’ha da fa’; accussì, ‘o pato
pe’ figlie e p’ ‘a famiglia
sceglie ‘e cchiù belli pparole
parole doce, chien’ ‘e verità.
‘O mestiero ‘e pate è na missione
è dono ‘e Ddio nata p’ ‘a cuntinuità!
‘O pato è capitano, timoniero e piscatore
addà sapè purtà ‘a nave d’ ‘a famiglia
p’ ‘o mare tempestoso ‘e chesta società.
Papà, i’ m’arricordo quanno dicive:
“tutte hanna remà, viecchie e ggiuvane
pe nunn’ ‘a fà affunnà”.
‘E quanno stu figlio steve in difficultà
‘o cunzìgliavo bbuono, lle facive ‘a scola.
Ogge, me par’ ajere ca me parlàva ‘e vita
i’ te séntevo, ma facevo ‘e capa mia
pecchè credevo ‘e sapè tutt’ ‘e verità.
Io nun capevo niente quanno dicive:
” ‘O pato tanno è capito d’ ‘a famiglia
quanno nun ce stà cchiù”.
‘E venette ll’ora ca ‘o cielo te chiammaje
e avista fa ‘a valiggia ampressa ampressa
e partiste c’ ‘o treno ê l’aldilà.
E mò, tutt’ ‘e pparole toje ‘e tengo
dint’ ‘o core e t’ aggio capito bbuono
‘a quanno comm’ a tte so’ pur’ i’ papà.

Traduzione in italiano

IL PADRE

Come un pittore sceglie i colori
più belli, per dipingere un quadro
così il padre per i figli e per la famiglia
sceglie le parole più belle più dolci
quelle piene di verità.
Il mestiere di padre è un dono che Dio fa
all’umanità per la continuità.
Il padre è capitano, timoniere e pescatore
deve saper navigare nel mare tempestoso
della odierna società.
Papà io ricordo quando dicevi:
Tutti devono remare vecchi e giovani
per non affondare.
E quando ero in difficoltà mi consigliavi bene
m’istruivi come si fa con i bambini a scuola.
Oggi, mi sembra ieri, quando mi parlavi della vita
ed io ascoltavo, facendo poi di testa mia
perché credevo di conoscere la verità.
Io non ti capivo quando dicevi:
il padre è capito dai familiari quando non vive più!
E venne l’ora della tua dipartita
e dovesti fare la valigia frettolosamente
prendendo il treno che porta all’aldilà.
Ed ora , ho le tue parole nel cuore
e finalmente ti ho capito da quando
anch’io come te sono diventato papà.
dal web

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FILASTROCCA

Papà per la tua festa

volevo dirti tante cose,

ma tante, tante quanto le stelle.

Ma la mia bocca è troppo piccina

e ho il cuore commosso stamattina.

Poche parole so dirti soltanto:

papà  ti voglio bene, tanto tanto

 dalla “Scatola dei segreti”

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Per te, papà

IL mio cuore batte forte

e non so nemmeno il perchè

pi ti guardo e capisco

papà, è il mio amore per te

Ilaria Lucaroni

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 ESSERE PAPA’
 
Io lo so cosa vuol dire essere papà:
vuol dire posare il giornale
quando i tuoi bimbi ti chiedono
<Papà giochiamo?>
e tu rispondi di si con un sorriso strano
Essere pap vuol dire stare attento
alla bimba più piccina
mentre la mamma, in cucina,
riscalda il latte o prepara la pappa.
Essere papà vuol dire anche
avere mani grandi, a volte stanche,
ma sempre pronte a carezzare la fronte,
ad asciugare due lacrime,
a comprare un pallone,
e, perchè no? a mollare
quando ci vuole , un ceffone
Certo, perfino un bimbo lo sa
non è facile essere papà
(M. Martillaro)
 
 

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Per la festa del papà

Il sole caldo e grande per me
papà sei tu
quando mi stringi al cuore
freddo non ho più.
Dal mare profondo e immenso
paura non ho più
quando mi sei vicino tu.
nel cielo stellato
la stella più bella
papa’  sei tu.
Vorrei donarti il mondo
ma il mondo mio
papà sei tu.
 
(A.Misti)

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  Il babbo

Chi lo vuole un babbo pelato
che quando torna è sempre arrabbiato
che non mi manda fuori a giocare
quando in casa non so cosa fare,
che alla sera va al caffè
e non resta a giocare con me?
Che quando è preoccupato
non vuole essere disturbato?
Se lo scambi con il mio
ti regalo anche mio zio:
ci ho ripensato: “Non lo vendo,
per questa volta me lo tengo”.

(da “Raccogli idee” ed.Tresei scuola)

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Un papà di serie “A”

Ho un papà fenomenale,
un papà, di serie “A”.
Sembra proprio un generale quando gli ordini mi dà.
Quando la sveglia suona di primo mattino
lui brontolando la mette sotto il cestino,
poi si rassegna a saltar fuori dal letto,
cerca i calzini e fa cadere il cassetto!
Ho un papà meraviglioso, un papà eccezional.
Ma non renderlo nervoso quando legge il giornal…
Non mi castiga, cerca di farmi ragionare;
poi soddisfatto di avermi risolto la questione
chiede alla mamma:- E’ quasi pronto il minestrone?-
Ho un papà lettera”O”
il più forte che conosca.
Ma in segreto vi dirò:
-Non sa far male ad una mosca!-
Quando ritorna dal suo lavoro in seicento
mi abbraccia forte e io lo bacio contento.
Anche a cercare per tutto il mondo, lo so,
Un babbo come te non troverò…
E’ per questo che ti dico:
– Sei per me il miglior amico
e ti canto la per la:
VIVA, VIVA IL MIO PAPA’-.
(da “Percorsi Evolutivi”)

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AL BABBO LONTANO

Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai:
digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino,
digli che gli vuol bene e che lo aspetta:
vola, uccellino, vola vola in fretta!
di A. Cuman Pertile

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Aiuto emergenza amore
 
In ogni parte del mondo sono tante e’ una certezza
le persone che lavorano per la nostra sicurezza.
Se incontri un incidente lungo la via
chiami il 113 e arriva la polizia.
Se divampa all’improvviso un incendio non da poco
telefona al 115 dei vigili del fuoco.
E’ accaduto un fatto grave al telegiornale di ieri?
Qualcuno col 112 ha fatto arrivare i carabinieri.
Se una persona non sta bene per qualche circostanza
col 118 arriva il dottore con l’ambulanza.
Quando nel traffico cittadino hai bisogno di una mano
di certo ti puoi rivolgere ad un vigile urbano.
Ma se hai un po’ di paura e vorresti una carezza
se ti sei fatto male e ti abbatte la tristezza
se volessi fare un gioco o magari stare in braccio
o ti senti un poco solo e vorresti un caldo abbraccio
fa come me! Un bel salto e opla’
Finisco dritto dritto tra le braccia di papa’.
Non servono altri numeri, grido:
“Papa’ “
e in un secondo io divento il bambino piu’ sicuro del mondo!
Auguri papa’ mio, amico caro dei giochi miei.
Auguri papa’ mio e grazie che ci sei!
WWW.FILASTROCCHE.IT

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IL MIO PAPÀ-BAMBINO

Indovinate chi ce l’ha
il più bravo dei papà?
Sono stato fortunato
sin da quando sono nato:
il più fantastico che c’è
è toccato proprio a me!

Ti ringrazio mio Gesù
perché me l’hai dato Tu.
Quando lui mi è vicino
torna ad essere bambino
per giocare insieme a me
e capire i miei perché.

Io gli chiedo di giocare
e lui è lì ad ascoltare
detto fatto, in un baleno,
lui cavallo, io cavaliere!
Per il mondo galoppiamo
monti e valli attraversiamo…

Se siam stanchi di giocare
cominciamo a “favolare”
tante storie inventiamo,
insieme noi ci divertiamo.
Questo è mio papà-bambino
che mi è sempre vicino.

(Santina Luzzi)

 

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Filed under: Poems, Poesie, SCUOLA Tagged: dialetto, festa, Filastrocche, napoletano, papà, Poems, Poesie, San Giuseppe
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